SIRIA, LA BIMBA SCAMBIA LA FOTOCAMERA PER UN’ARMA E SI “ARRENDE” AL FOTOGRAFO

Hudea, piccola siriana di 4 anni, scambia l’obiettivo di una macchina fotografica professionale per la canna di un fucile, e alza le mani in segno di resa.
Coloro che condividerono questa immagine furono commossi dalla paura negli occhi della bambina, mentre sembrava fissare la canna di una pistola. Non era una pistola, ovviamente, ma una macchina fotografica. Ma chi ha scattato la foto e qual è la storia dietro di essa? BBC Trending ha rintracciato il fotografo originale – Osman Sağırlı – e gli ha chiesto come sarebbe la storia dietro questa immagine.
La foto ha iniziato a diventare virale quando è stata twittata da Nadia Abu Shaban, una fotogiornalista con base a Gaza. L’immagine si diffuse rapidamente attraverso i social network. “In realtà sto piangendo”, “incredibilmente triste”, e “umanità fallita”, si legge nei commenti. Il post originale è stato ritwittato più di 11.000 volte. L’immagine è stata condivisa anche su Reddit, provocando un’altra effusione di emozioni. Ha ricevuto oltre 5.000 voti e 1.600 commenti.
Accuse che la foto era falsa o che era una messa in scena presto seguirono su entrambi i social. Molti su Twitter hanno chiesto chi avesse scattato la foto e perché fosse stata pubblicata senza alcun riferimento al fotografo. Abu Shaban, l’autrice del tweet ha confermato di non aver scattato la foto e di non sapere chi l’avesse fatto.
Su Imgur, un sito Web per la condivisione di immagini, un utente ha rintracciato la fotografia in un ritaglio di giornale , affermando che era reale, ma scattata “intorno al 2012”. Il post ha anche identificato un fotoreporter turco, Osman Sağırlı, come l’uomo che ha scattato la foto.
La BBC Trending ha parlato con Sağırlı, che ora lavora in Tanzania, per confermare le origini di tale foto e per conoscere la sua storia.
Il fotografo conferma che nell’ immagine c’è una bambina di quattro anni, Hudea. L’immagine è stata scattata nel campo profughi di Atmeh in Siria, nel dicembre del 2014. Adi Hudea, a soli 4 anni, perse suo padre nel bombardamento di Hama. dopo l’accaduto fu trasferita a Camp Atmeh al confine tra Siria e Turchia con sua madre, molto nervosa, e tre fratelli.
“Stavo usando un teleobiettivo, e lei pensava che fosse un’arma”, dice Sağırlı. “Ho capito che era terrorizzata dopo che l’ho scattata e ho guardato la foto, perché si è morsa le labbra e ha alzato le mani. Normalmente i bambini scappano, nascondono i loro volti o sorridono quando vedono una telecamera.” Sono state scattate immagini di bambini nei campi particolarmente rivelatrici, “Sono i bambini che riflettono i sentimenti con la loro innocenza.”
L’immagine è stata pubblicata per la prima volta sul giornale Türkiye, dove Sağırlı ha lavorato per 25 anni, riprendendo guerre e catastrofi naturali al di fuori del paese. All’epoca la foto fu ampiamente condivisa dagli utenti dei social media di lingua turca. Ma ci sono voluti alcuni mesi prima che diventasse virale nel mondo occidentale.
https://www.jedanews.com/siria-la-bimba-scambia-la-fotocamera-per-unarma-e-si-arrende-al-fotografo/

Le 7 marche di cioccolato che sfruttano il lavoro minorile – Fareste bene ad appuntarvele per ricordarle quando siete al supermercato!

zzzConosciamo “il lato nero del cioccolato”
Nel settembre 2015 è stata presentata un’azione giudiziaria contro la Mars, la Nestlè e la Hershey sostenendo che stavano ingannando i consumatori che “senza volerlo” stavano finanziando il lavoro schiavo infantile del cioccolato in Africa Occidentale.

Bambini tra gli 11 e i 16 anni (a volte anche più giovani) sono chiusi in piantagioni isolate in cui lavorano tra le 80 e le 100 ore a settimana. Il documentario Slavery: A Global Investigation ha intervistato dei bambini che sono stati liberati, che hanno raccontato che spesso ricevevano pugni e venivano picchiati con cinte e fruste.

“Essere picchiato faceva parte della mia vita”, ha raccontato Aly Diabate, uno dei bambini liberati. “Quando ti mettevano addosso i sacchi [di chicchi di cacao] e cadevano mentre li trasportavi, nessuno ti aiutava. Anzi, ti picchiavano finché non ti rialzavi”.

Nel 2001, la Food and Drug Administration voleva approvare una legislazione per l’applicazione del marchio “slave free” (senza lavoro schiavo) sulle confezioni, ma prima che il provvedimento venisse votato l’industria del cioccolato – includendo Nestlé, Hershey e Mars – ha usato il suo denaro per bloccarla, promettendo di porre fine al lavoro schiavo infantile nelle sue imprese entro il 2005.

Questo limite temporale è stato ripetutamente rimandato, e attualmente la meta è il 2020. Nel frattempo, il numero di bambini che lavorano nell’industria del cacao è aumentato del 51% tra il 2009 e il 2014, in base a un resoconto del luglio 2015 della Tulane University.

Come ha detto uno dei bambini liberati, “godete di qualcosa che è stato fatto con
la mia sofferenza. Ho lavorato sodo per loro, senza alcun beneficio. State mangiando la mia carne”.

Le 7 marche di cioccolato che utilizzano cacao proveniente dal lavoro schiavo infantile sono:

Hershey
Mars
Nestlè
ADM Cocoa
Godiva
Fowler’s Chocolate
Kraft
Per avere un’idea più chiara della questione, ecco il documentario O Lado Negro do Chocolate.

La situazione è stata denunciata anche dal The Guardian, mentre il Daily Mail ha sottolineato che i bambini impiegati in questa industria utilizzano strumenti e macchinari pericolosi, portano i chicchi di cacao su lunghe distanze, lavorano per molte ore e sono esposti a pesticidi e ad altre sostanze chimiche pericolose senza indumenti protettivi. Gran parte del pericolo deriva dal fatto di utilizzare machete con grosse lame.

Secondo l’Huffington Post, le violazioni dei diritti dei bambini sono alla base di oltre il 70% della produzione mondiale di cacao. In base a un rapporto investigativo della BBC, centinaia di migliaia di bambini vengono comprati o rapiti e poi portati in Costa d’Avorio, il più grande produttore mondiale di cacao, dove vengono schiavizzati nelle piantagioni.

I genitori spesso pensano che i figli troveranno un lavoro onesto fuori dal loro Paese e potranno mandare un po’ di denaro a casa, ma nella maggior parte dei casi non è così. I bambini non vengono pagati, non ricevono educazione, sono malnutriti e spesso non rivedranno più le proprie famiglie.

Insomma, prima di mangiare un pezzo di cioccolata sarebbe bene informarsi su com’è stato prodotto, e soprattutto sulle spalle di chi.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

RIPUBBLICHIAMO INTEGRALMENTE UNA LETTERA DI CHIARIMENTO INVIATACI DAL GRUPPO NESTLÉ IN ITALIA
Fonte: Aleteia

tratto da: https://www.informarexresistere.fr/le-7-marche-di-cioccolato-che-sfruttano-il-lavoro-minorile/

I vaccini naturali per affrontare l’inverno

zzz-2Siete pronti ad affrontare l’inverno? In questo periodo, oltre a dover combattere contro la noia e la pigrizia causati da temperature fredde e un minor numero di ore di luce, il nostro organismo è messo a dura prova da influenza e raffreddore.

Il freddo, lo stress, un’alimentazione sregolata, una maggiore esposizione a virus e batteri possono farci ammalare.

Come affrontare tutto questo?

Attraverso una serie di abitudini e alimenti che valgono come vaccini naturali contro i malanni di stagione. Vediamo quali sono.

Alimentazione

Il cibo è il primo step utile a vaccinarsi contro i malanni invernali. Innanzitutto dobbiamo evitare tutti quegli alimenti che intaccano la funzionalità del nostro sistema immunitario, consumando invece quelli che lo supportano e potenziano. I migliori vaccini naturali sono agrumi, frutta fresca in generale, aglio e cipolla. In particolare, è bene sapere che i soggetti che assumono l’aglio con regolarità hanno minore probabilità di soffrire di raffreddori stagionali. Il merito è dell’allicina che gli fornisce effetti antibiotici, antimicrobici e antifungini.

Attività fisica

L’attività fisica è un toccasana per il nostro umore e la nostra salute. Chi pratica regolarmente sport all’aperto anche in inverno (ovviamente con le opportune precauzioni) ha meno probabilità di ammalarsi. Una corsetta o anche solo una passeggiata ripetuta con costanza possono aiutarvi a liberare la mente e il corpo dai malesseri che li colpiscono, tenendo lontani batteri e cattivi pensieri.

Corretta igiene

Al contrario di quanto si possa pensare, i detergenti antibatterici non fanno bene e soprattutto non scongiurano il rischio di infezioni. Anzi. Secondo una ricerca condotta dall’Università del Michigan, il Triclosan, comunemente presente nei detergenti antibatterici, può promuovere la colonizzazione di alcuni ceppi di stafilococco aureo. Lo Staphylococcus aureus è un agente patogeno che colonizza il naso e la gola di circa il 30% della popolazione. La presenza di questo particolare patogeno può rappresentare un fattore di rischio per diversi tipi di infezione. Sì allora all’abitudine di lavarsi le mani per evitare la diffusione di malattie, ma utilizzando il comune sapone.

Giusto riposo

Riposare poco o male determina un crollo delle difese immunitarie. Concedete al vostro corpo e alla vostra mente il numero di ore di sonno più opportuno , per evitare di perdere non solo le energie, ma anche le vostre naturali difese.

Rimedi naturali

Oltre a scegliere cibi che possono aiutarvi a rafforzare le difese immunitarie, esistono alcune bevande naturali che possono rappresentare degli ottimi vaccini naturali contro i malanni stagionali. Stiamo parlando innanzitutto del succo di melograno, ricchissimo di vitamina C e minerali essenziali per le vostre difese, e alcune tisane. Tra le migliori troviamo quella allo zenzero e a base di gramigna, tarassaco e fiori di borragine.

tratto da: https://www.ambientebio.it/rimedi-naturali/i-vaccini-naturali-per-affrontare-linverno/

E se gli psichiatri prescrivessero gite nei boschi anziché antidepressivi?

zzz-5Gli “Shinrin-yoku” (letteralmente “bagni nella foresta”) sono una pratica comune in Giappone e consistono in brevi visite nei boschi che permettono di respirare sostanze volatili capaci di migliorare l’intera funzione immunitaria. Una camminata o escursione in una foresta corrisponde ad una pratica naturale di aromaterapia. Evidenze scientifiche hanno dimostrato come questa possa ridurre in maniera significativa ansia, depressione e rabbia.
Grazie alla presenza di fragranze e profumi, in particolare modo quelli emanati dalle conifere (fitoncidi), comunemente noti come “oli essenziali legnosi”, il rischio di problemi psicosociali legati allo stress risulta essere inferiore negli individui che compiono regolarmente tali immersioni nei boschi come parte integrante del loro stile di vita. (1, 2)
Le resine prodotte dalle piante nelle foreste sono principalmente composte da terpeni, molecole lipidiche che ricoprono un ruolo chiave nei rimedi erboristici tradizionali (oltre che ad una varietà di scopi, da aromi per la cucina a profumi di detergenti).
La natura ci offre un’incredibile varietà di terpeni di immensa importanza per tutti noi. Sono infatti più di 10.000 i terpeni individuati fino ad ora, diversi tra loro in struttura, aroma e funzione.
Alcuni esempi sono l’umulone, costituente del luppolo, responsabile del sapore amarognolo della birra; il mentolo, parte integrante di molti dentifrici; la citronella comunemente usata in detersivi liquidi; il geraniolo, presente negli spray anti-zanzare e la lavanda, per tisane serali…
Alcuni terpeni dimostrano proprietà anti-depressive e calmanti, con effetti ansiolitici.
Chiaramente, ad esclusione di specifiche allergie, questi terpeni sono sostanze ampiamente sicure e vengono perciò utilizzate in un’ampia gamma di attività umane. Ciò nonostante, le potenzialità dei terpeni non vengono ancora prese con la giusta considerazione dalla maggior parte di psichiatri e psicologi. (3)
Queste sostanze mostrano inoltre una grande biodisponibilità. Questo significa che gli effetti positivi dei terpeni possono essere riscontrati anche a concentrazioni impercettibili nel siero, e che possono quindi essere assorbiti facilmente tanto attraverso la respirazione quando l’ingestione e l’assorbimento cutaneo. (4, 5)
Quail terpeni possono funzionare come antidepressivi e ansiolitici?
Numerosi studi comportamentali in seguito alla somministrazione di olii citrici su roditori sono stati effettuati. I risultati di tali test hanno dimostrato come il limonene riduca significativamente i livelli di ansia e stress sociale. (6;7)
È stato infatti dimostrato come questa molecola veicoli le sue proprietà antidepressive attivando i recettori 5-HT 1A che portano ad un successivo rilascio di serotonina (un neurotrasmettitore capace di regolare l’umore) nella corteccia prefrontale; questa è la parte del cervello associata a funzioni quali l’espressione personale, le interazioni sociali ed i processi decisionali.
In aggiunta, il limonene aumenta anche i livelli di dopamina (un altro neurotrasmettitore in grado di portare sensazioni di appagamento) nell’ippocampo; la parte del cervello responsabile dell’apprendimento e della memoria. (8; 9)
Questi effetti sono stati confermati da uno studio clinico che ha visto un gruppo di pazienti depressi ospedalizzati essere sottoposti ad inalazioni di fragranze citriche presenti nell’aria, con una successiva normalizzazione della Hamilton Rating Scale of Depression, e l’interruzione con successo di farmaci antidepressivi in 9 su 12 pazienti e perfino un miglioramento globale della risposta immunitaria (Scopri come l’infiammazione contribuisce enormemente ad aumentare gli stati depressivi qui) (10)
Il linalolo è un terpene largamente noto per la sua attività ansiolitica. È un terpene psicotropo e gioca un ruolo cruciale negli effetti sedativi e calmanti veicolati da piante come la lavanda e la cannabis.
Il linalolo agisce attraverso la modulazione di GABA. Questo rende questo olio essenziale importante per il trattamento di convulsioni, stress ed ansia. (GABA è infatti il principale neurotrasmettitore inibitore e viene attivato da ansiolitici e anticolvulsivi).
L’olio di lavanda può anche essere di aiuto per controllare comportamenti ossessivi legati a stati di dipendenze (ad esempio shopping o alimentazione compulsiva o assunzione di droghe).
Uno studio clinico con pazienti obesi sottoposti a bypass gastrico ha riscontrato una riduzione del bisogno di assunzione di morfina nei pazienti sottoposti a somministrazioni di olio essenziale di lavanda. Riduzione non registrata nel gruppo di controllo a cui tale olio non era stato somministrato. (12)
Il fitolo, presente nella maggior parte delle piante verdi, aumenta GABA, bloccando uno degli enzimi che lo decompone.
Questo potrebbe essere il meccanismo che giace dietro gli effetti rilassanti della Cannabis Sativa e della Lactuca Sativa (lattuga).
Effetti dei “bagni nelle foreste” sullo stress ormonale
I livelli di adrenalina e noradrenalina liberi presenti nelle urine, forniscono una misura affidabile della concentrazione presente nel sistema sanguigno di questi ormoni. Bassi livelli di stress vengono generalmente associati con una diminuzione della concentrazione di attività adrenosimpatica.
Similmente, i soggetti sottoposti a “bagni nelle foreste” in studi clinici giapponesi hanno riportato una diminuzione significativa delle concentrazioni di adrenalina e noradrenalina nelle urine; un evento registrato tanto per soggetti di sesso maschile quanto di sesso femminile. (1)
Successivi studi di follow-up sono stati condotti nel 2008 con l’obiettivo di verificare se tali ridotti livelli di stress fossero esclusivamente legati al maggior tempo libero dal lavoro a disposizione dei soggetti o meno. Questa volta è stato richiesto ai soggetti di passeggiare non in un bosco ma in una normale città, in totale assenza di foreste o parchi.
La visita turistica alle città non ha registrato alcun effetto sui livelli di stress ormonale, suggerendo come sia proprio la presenza di un ambiente naturale l’elemento chiave per ottenere risultati positivi sullo stress ormonale, come evidenziato nella figura seguente.
Inoltre, bassi livelli di adrenalina in circolazione nel corpo sono stati associati ad un aumento diretto dei linfociti NK, cellule del sistema immunitario di grande importanza per la loro attività anti-tumorale come spiegheremo nel prossimo articolo su terpeni che aiutano la prevenzione dei cancri. (13, 14)
Come abbiamo spiegato in questo video, un altro elemento indicativo di stati depressivi è il livello di cortisolopresente nel sangue. È stato dimostrato come i “bagni nelle foreste” da una parte riducano i livelli di cortisolo salivari e dall’altra stabilizzino l’attività nervosa automatica. (15, 16)
Quanto spesso si dovrebbero compiere queste escursioni nei boschi?
Nei soggetti partecipanti allo studio, la maggior attività immunologica e la contemporanea minor risposta allo stress è perdurata per più di 30 giorni dopo la gita nei boschi, suggerendo come un “bagno nella foresta” al mese possa essere una raccomandazione ideale per un programma di prevenzione di stress e depressione.
Gli oli essenziali possono essere inalati o massaggiati sul corpo di una persona affetta da stress acuto o insonniae gli effetti sono genericamente quasi immediati, rendendo questo metodo, possibilmente in congiunzione con altri cambiamenti nello stile di vita (se sei interessato in nutraceutici ideali per il controllo della depressione puoi approfondire l’argomento qui), un ottimo trattamento iniziale per tali patologie completamente privo di effetti collaterali, al contrario di quanto avviene con la maggior parte degli interventi farmacologici (SSRI, MAOs, e benzodiazepine).
Referenze:
1) Qing Li. (2010). Effect of forest bathing trips on human immune function. Environ Health Prev Med . 15 (1), 9-17.
2) Morita, E Fukuda, S Nagano, J Hamajima, N Yamamoto, H Iwai, Y, et al.. (2007). Psychological effects of forest environments on healthy adults: Shinrin-yoku (forest-air bathing, walking) as a possible method for stress reduction. Public Health. 121 (1), 152-9.
3) Simonsen, J L (1947) The Terpenes. Volume I (2nd edition), Cambridge University Press, 230-249
4)Falk-Filipsson A, Lof A, Hagberg M, Hjelm EW, Wang Z (1993). d-limonene exposure to humans by inhalation: uptake, distribution, elimination, and effects on the pulmonary function. J Toxicol Environ Health 38: 77–88.
5) Jäger W, Buchbauer G, Jirovetz L, Fritzer M (1992). Percutaneous absorption of lavender oil from a massage oil. J Soc Cosmet Chem 43 (Jan/Feb): 49–54.
6) Carvalho-Freitas MI, Costa M (2002). Anxiolytic and sedative effects of extracts and essential oil from Citrus aurantium L. Biol Pharm Bull 25: 1629–1633.
7)Pultrini Ade M, Galindo LA, Costa M (2006). Effects of the essential oil from Citrus aurantium L. in experimental anxiety models in mice. Life Sci 78: 1720–1725.
8) Komiya M, Takeuchi T, Harada E (2006). Lemon oil vapor causes an anti-stress effect via modulating the 5-HT and DA activities in mice. Behav Brain Res 172: 240–249.
9) Yang Y, Raine A (November 2009). “Prefrontal structural and functional brain imaging findings in antisocial, violent, and psychopathic individuals: a meta-analysis”. Psychiatry Research 174 (2): 81–8.
10) Komori T, Fujiwara R, Tanida M, Nomura J, Yokoyama MM (1995). Effects of citrus fragrance on immune function and depressive states. Neuroimmunomodulation 2: 174–180.
11) Noma Y, Asakawa Y (2010). Biotransformation of monoterpenoids by microorganisms, insects, and mammals. In: Baser KHC, Buchbauer G (eds). Handbook of Essential Oils: Science, Technology, and Applications. CRC Press: Boca Raton, FL, pp. 585–736
12) Russo EB (2001). Handbook of Psychotropic Herbs: A Scientific Analysis of Herbal Remedies for Psychiatric Conditions. Haworth Press: Binghamton, NY.
13) Li Q, Morimoto K, Kobayashi M, Inagaki H, Katsumata M, Hirata Y, et al. (2008) Visiting a forest, but not a city, increases human natural killer activity and expression of anti-cancer proteins. Int J Immunopathol Pharmacol. 21:117-28
14) Li Q, Morimoto K, Kobayashi M, Inagaki H, Katsumata M, Hirata Y, et al. (2008) A forest bathing trip increases human natural killer activity and expression of anti-cancer proteins in female subjects. J Biol Regul Homeost Agents. 22:45-55
15) Park BJ, Tsunetsugu Y, Kasetani T, Hirano H, Kagawa T, Sato M, et al. (2007) Physiological effects of Shinrin-yoku (taking in the atmosphere of the forest)- using salivary cortisol and cerebral activity as indicators. J Physiol Anthropol. 2007;26:123-8
16) Tsunetsugu Y, Park BJ, Ishii H, Hirano H, Kagaw T, Miyazaki Y. (2007) Physiological effects of Shinrin-yoku (taking in the atmosphere of the forest) in an old-growth broadleaf forest in Yamagata Prefecture, Japan. J Physiol Anthrpol. 26:135-42
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https://naturegoingsmart.com/e-se-gli-psichiatri-prescrivessero-gite-nei-boschi-anziche-antidepressivi/

Un grande alleato per la nostra salute – Dal colesterolo al diabete all’obesità fino alla prevenzione di ictus e infarto: anche i mandarini tolgono il medico di torno…

zzz-24I mandarini sono dei veri e propri scrigni del tesoro che nascondono un elisir di salute: ecco quanti e come mangiarli per prevenire malattie e malanni di stagione

Gli agrumi sono estremamente ricchi di antiossidanti che prevengono le infezioni e rafforzano il sistema immunitario. Tra questi il mandarino, nella famiglia delle Rutacee, è sicuramente quello che registra una maggiore concentrazione di flavonoidi, tra i quali spicca la nobiletina, sostanza che aiuta ad abbassare i livelli di glucosio e colesterolo nel sangue, e a prevenire l’aterosclerosi, patologia che anticipa malattie cardiocircolatorie come ictus e infarto. Consumare tutti i giorni questi agrumi avrebbe un’azione benefica sul controllo del diabete (in particolare quello di tipo 2) e dell’obesità. Tra le vitamine del mandarino quella più presente è la vitamina C, che si concentra nella buccia e soprattutto nell’“albedo” ovvero la pellicina che in genere togliamo sbucciando il frutto. La vitamina C ha molteplici virtù terapeutiche: favorisce la sintesi del collagene, una proteina che protegge la pelle, i tendini e le gengive; è indispensabile nella prevenzione delle infezioni e accelera i tempi di cicatrizzazione delle ferite.

Chi fuma dovrebbe assumere quotidianamente vitamina C perché la nicotina azzera le scorte di questa vitamina nell’organismo. È inoltre utile per chi è convalescente ed ha assunto antibiotici o antipiretici e per chi fa uso di cortisonici o contraccettivi orali. Le persone soggette a frequenti infezioni, raffreddori, afte, gengiviti o epistassi (emorragie di sangue dal naso), dovrebbero integrare giornalmente la loro dieta con dosi di vitamina C estratta dai frutti, come gli agrumi. Il consumo giornaliero di alimenti contenenti dosi massicce di vitamina C dimezza il rischio di tumori a bocca, laringe e stomaco e riduce del 20% quello di ictus. La vitamina C, infine, è indispensabile in inverno per evitare febbri e influenze: sono sufficienti un paio di mandarini al giorno per vaccinarsi contro i malanni del grande freddo. Nei mandarini non mancano le vitamine del gruppo B (niacina, tiamina, vitamina B6) e i sali minerali (ferro, rame, calcio, manganese e soprattutto potassio, reidratante e stimolante della diuresi), acido folico (previene l’osteoporosi) e fibra, che ha l’effetto di un lassativo naturale.

fonte: http://www.meteoweb.eu/2018/12/mandarini-colesterolo-diabete-ictus-infarto/1197938/

La Norvegia è stata chiara: non comprerà più prodotti delle multinazionali che provocano disboscamento… E noi cosa aspettiamo?

Sin dagli albori della nostra razza, era chiaro sin da subito che ci fossimo evoluti per la manipolazione. Ciò significava irrimediabilmente che avremmo modificato l’ambiente nel quale ci trovavamo per renderlo meno ostile e più accogliente, aumentando in tal modo le nostre capacità di sopravvivenza. Ciò è sempre stato valido in particolar modo per gli alberipoiché, se da una parte dalle foreste distrutte si ricava terreno edificabile, dall’altra il materiale ottenuto – il legno – è sempre stato utilizzato per gli scopi più svariati. Ma c’è un problema.

Dall’inizio dell’epoca industriale infatti il disboscamento del globo è aumentato esponenzialmente, al punto che oggi siamo sull’orlo della catastrofe biologica a causa della distruzione incondizionata delle aree forestali. Le piante sono infatti un elemento imprescindibile per la vita su questo pianeta, nonché per il benessere dei membri della nostra stessa razza. Ma l’avidità umana ha fatto sì che anno dopo anno venissero abbattute regioni vastissime di quelli che sono i “polmoni della terra”, a tal punto che oggi persino gli uomini di governo stanno iniziando ad interrogarsi su questo disastro.

E’ in particolare la Norvegia, tradizionalmente uno dei Paesi più sensibili alle condizioni sociali ed alle problematiche che coinvolgono l’intero pianeta, ad aver fatto un significativo passo avanti verso il progresso ed il futuro. Il Governo norvegese ha infatti stabilito che la deforestazione e l’abbattimento indiscriminato degli alberi non possano più essere considerati tollerabili, pertanto non acquisterà più prodotti che siano in qualche modo associabili alla deforestazione. Ciò significa che il Parlamento norvegese non firmerà più alcun contratto con aziende collegate al disboscamento.

Si tratta di una decisione storica di importanza cruciale, poiché la Norvegia in questo modo potrebbe fungere da testa di ponte per altri Paesi che volessero seguirla in questa battaglia per la salvaguardia del pianeta Terra. Ovviamente l’ideale sarebbe che tutta l’Europa, quindi l’UE intera, si interessasse alla questione spalleggiando la Norvegia nella sua coraggiosa decisione, in modo tale da dare finalmente un segnale forte alle multinazionali che speculano sul disboscamento del pianeta, sebbene purtroppo questo traguardi sembri ancora molto distante dal poter essere raggiunto.

E’ infatti ad oggi altamente improbabile che tutte le altre nazioni, Italia compresa, possano rifiutarsi improvvisamente di stringere accordi commerciali di qualsivoglia genere con qualsiasi azienda impegnata nella distruzione degli alberi su scala globale, sebbene il nostro istinto di sopravvivenza dovrebbe portarci per forza proprio in quella direzione. La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha denunciato che il disboscamento terrestre tra il 2000 ed il 2010 è proseguito a 5,2 milioni di ettari l’anno, in calo rispetto al decennio precedente ma ancora troppo elevato.

Ciò significa che se non verrà rallentato questo processo fino a quando non ci sarà la piena sostenibilità, in breve tempo gli alberi potrebbero letteralmente estinguersi, una possibilità considerabile come pura fantascienza fino a soltanto cinquant’anni fa; eppure oggi diventata una triste realtà con la quale dover fare i conti. Per questo motivo è opportuno guardare oggi al futuro ed accompagnare così la scelta della Norvegia, diventata a tutti gli effetti il primo Paese al mondo ad aver adottato una politica di “deforestazione zero“.

 

tratto da: https://news.fidelityhouse.eu/notizie-curiose/la-norvegia-e-stata-chiara-non-comprera-piu-prodotti-associati-alla-disinfestazione-286682.html/2?vers=35134e336ec8a11e8d2c656c867b3ddc

In tutta l’Italia si tagliano alberi per fare posto alle antenne 5G…!

Quello che vi proponiamo è un video che non esitiamo a definire impressionante. E’ un lungo elenco di città italiane dove sono stati tagliati gli alberi. Possibile che il taglio degli alberi, contemporaneo in tantissime città del nostro Paese, grandi e piccole, sia solo casuale? Dicono che legare tale fenomeno al 5G è troppo semplice. Dimenticando, come raccomanda Sherlock Holmes, che “sono proprio le soluzioni più semplici quelle che in genere vengono trascurate”…

Ci siamo più volte occupati della tecnologia 5G e dei possibili pericoli per la salute umana. L’abbiamo fatto sia perché non ci convince il fatto che in mezzo mondo, contemporaneamente, si taglino alberi (si dice che gli alberi vengano eliminati perché ostacolerebbero le antenne della tecnologia 5G), sia perché su certi siti gestiti da soggetti che pensano di detenere la verità in tutto, abbiamo letto articoli contrari a chi pensa a possibili danni provocati sempre da questa tecnologia.

Noi seguiamo molto attentamente i siti che detengono le ‘verità’. Ce n’era uno, in particolare, che, a proposito della battaglia per un grano pulito che conduciamo da oltre tre anni, scriveva che noi scrivevamo “bufale”.

Da quando il Tribunale ci ha dato ragione contro le multinazionali della pasta industriale, bontà loro, ci hanno ‘sbufalato’, nel senso che non scrivono più che noi scriviamo “bufale”.

Però noi continuiamo a seguirli lo stesso con interesse: perché, in alcuni casi, indirettamente, i forniscono spunti preziosi…

Ci siamo già occupati – sempre per citare un altro articolo che abbiamo pubblicato – dei possibili effetti negativi che la tecnologia 5 G potrebbe provocare alla salute umana, all’ambiente e, in generale, al mondo animale e vegetale. E l’abbiamo fatto citando alcune considerazioni di una scienziata, la dottoressa Sharon Goldberg: considerazioni tratte da un articolo pubblicato da The Living Spirits.

Oggi proponiamo ai nostri lettori un video, per certi versi impressionante, che abbiamo rintracciato sulla rete. Perché lo definiamo impressionante? Perché, nella sua semplicità, ci dà la misura di quello che sta succedendo in tantissime città italiane da Nord a Sud, passando per il Centro.

Sembra incredibile, ma in tantissime città italiane si stanno tagliando alberi. Nel video siamo citati anche noi: un nostro articolo che denuncia uno dei tantissimi tagli degli alberi disposti dall’attuale amministrazione comunale di Palermo.

Una cosa molto interessante sulla quale vi invitiamo a riflettere è una scusa, molto comune, utilizzate per giustificare il taglio degli alberi: gli stessi alberi, ci dicono, si sarebbero “ammalati”.

La particolarità è che gli alberi di una zona si ammalano tutti contemporameamente…

Ovviamente, chi ci ha citato non sa che, a Palermo, solo per realizzare tre ‘sgarrupate’ linee di Tram, sono stati abbattuti oltre mille alberi!

Ma adesso ci stiamo dilungando troppo. Vi invitiamo a seguire questo video. E’ illuminante per capire quello che stanno combinando in Italia.

VIDEO SUI PERICOLI DEL 5 G 

fonte: https://www.inuovivespri.it/2019/08/08/in-tutta-litalia-si-tagliano-alberi-per-fare-posto-alle-antenne-della-tecnologia-5g-video/?fbclid=IwAR14oxhM0sidRXAcwcLZkMgQPqaUZmzjZxPFf03HZnzqqqMb08iYbEmzLpY#0OqOVSjzbZIWyWdH.99

Pasta: ecco perché si dovrebbe evitare quella più gialla

PASTA – IL PERICOLO GIALLO. Prendetevi 2 minuti, sedetevi e leggete con calma, perché è un argomento molto importante!

Guardate quest’immagine: a sinistra troviamo una pasta di grano autoctono siciliano perciasacchi, essiccata a bassissima temperatura; a destra l’esempio di una pasta ‘precotta’, essiccata ad altissima temperatura.

Vi spiego il perché! Sapete benissimo che l’alimento base dell’alimentazione degli italiani è la PASTA secca, prodotto ottenuto dall’impasto e dal successivo essiccamento di semola di grano duro ed acqua, che è anche uno degli prodotti italiani più apprezzati e conosciuti in tutto il mondo. Ma il nostro alimento più amato ha due grossi e pericolosi nemici:

GLIFOSATO. L’Italia è il primo produttore di grano duro dell’Unione Europea ma, per diversi motivi, non riesce a raggiungere l’autosufficienza negli approvvigionamenti e quindi siamo costretti a importare la materia prima dall’estero.

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In particolar modo dal Canada, che è il primo fornitore di grano duro per l’industria alimentare italiana.

Ed il problema è che le basse temperature delle terre canadesi non consentono una maturazione naturale del grano che, per espletare il suo ciclo colturale, ha bisogno di essere irrorato con massicce dosi di glifosato, ovvero l’erbicida più usato nel mondo e inserito dallo IARC, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, facente parte dell’Oms, nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene” (gruppo 2A).

ALTA TEMPERATURA DI ESSICCAZIONE

La tecnica di produzione è abbastanza lunga e si compone di diverse fasi, di cui una delle più importanti è quella dell’essiccazione.

L’essiccazione ad alta temperatura (>90°C) comporta una netta riduzione dei tempi di essiccazione e quindi una maggior produttività e minori costi.

Una pasta essiccata ad alte temperature, però, ha sì un ottimo comportamento in cottura, ma le elevate temperature raggiunte durante l’essiccazione (che possono superare anche i 115°C) deteriorano, tra le altre cose, anche la struttura del glutine, provocando una minore digeribilità e una conseguente irritabilità per l’intestino.

Ecco svelato l’arcano: la “moderna” pasta italiana non scuoce mai perché viene ‘precotta’ a 115-120°C. Ma questo processo fa sì che il prodotto cambi colore e perda sapore.

Il confronto nell’immagine evidenzia la netta differenza. La scelta della pasta da consumare è fondamentale per cercare di ridurre i rischi per la nostra salute.

Dovremmo sempre orientarci su un prodotto locale, biologico, magari di grani antichi, trafilato in bronzo ed essiccato a basse temperature.

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In questo articolo, molto ben scritto, viene illustrato il “pericolo giallo” nel dettaglio: https://bit.ly/2NTWNji

Articolo scritto da Paolo Caruso e Paolo Guarnaccia – Dipartimento Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania. Foto presa da Simenza.

Dire addio a condizionatori e riscaldamento grazie all’isolamento termico della canapa è possibile ma nessuno ve lo dice.A Pisa la prima casa in canapa.FOTO

Dire addio a condizionatori e riscaldamento grazie all’isolamento termico della canapa. In provincia di Pisa sta nascendo la prima casa passiva in canapa e calce. Il cantiere è aperto e si trova a Cascina, in località San Prospero. La casa passiva in canapa garantirà il massimo risparmio energetico, tanto che non servirà nemmeno installare un impianto di riscaldamento. Inizia così un maggior distacco dalle fonti non rinnovabili?
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La sua costruzione avverrà grazie ad un biocomposto in canapa e calce. Con l’aiuto della canapa si ha la garanzia di creare abitazioni ben isolate dal punto di vista termico e acustico. Tutto ciò grazie a materie prime il più possibile naturali e traspiranti. La speranza è che queste nuove applicazioni della canapa portino ad una riscoperta della sua coltivazione. Per decenni abbiamo accantonato la canapa e tutte le sue potenzialità.
Ora proprio la sua coltivazione potrebbe portare ad una rivoluzione dell’edilizia green. E magari gettare luce sugli altri possibili impieghi, con particolare riferimento al settore tessile, alimentare e ad una produzione di carta più sostenibile.
La coltivazione della canapa purtroppo nei decenni passati ha attraversato un periodo di proibizionismo. Gli interessi economici si sono rivolti altrove. L’Italia era un Paese florido per quanto riguarda la produzione di canapa e ora sta riscoprendo questa risorsa.
La canapa ha il vantaggio di inglobare anidride carbonica nel corso del proprio ciclo di vita, in quantità superiore alla quantità immessa in atmosfera per la produzione del biocomposto di calce e canapa prescelto per la costruzione della casa passiva di Pisa.

Nei prossimi mesi vedremo sorgere una villetta a due piani con struttura portante in legno FSC e muri di tamponamento realizzati con il composto di canapa e calce, che verrà utilizzato anche per isolare la copertura, garantendo la massima traspirabilità dell’involucro.

pisa casa canapa

Ciò che rende speciale questa casa passiva in calce e canapa è il fatto che non sarà necessario installare né un impianto di riscaldamento né un impianto di raffrescamento.

Questo per via dell’elevato isolamento termico garantito dai materiali da costruzione. Verrà invece inserito un impianto di ventilazione con efficacia di recupero del calore pari al 98%. Per gli elevati standard di sostenibilità, la casa passiva di calce e canapa potrebbe ottenere la certificazione Casa Clima Gold. Vi piacerebbe abitare in una casa alternativa di questo tipo?

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Di Marta Albè

Torna il grano antico. L’ambiente ringrazia e il pane diventa più buono e più sano. Come quello dei nostri nonni…

Il pane che mangiamo oggi, di sicuro, non è il pane che mangiavano i nostri nonni, quello a base di farina del cosiddetto grano antico.

Abbiamo già spiegato in un precedente articolo, come il nostro comune grano sia in realtà frutto di una ricerca genetica effettuata intorno agli anni ’60, ’70. Abbiamo visto come, ad esempio, in un’intervista il dott. William Davis abbia definito il grano moderno come un “veleno cronico perfetto”.

Questo perché le piante che abbiamo oggi contengono sostanze particolari, come ad esempio la proteina chiamata gliadina.

Secondo alcune teorie, la quasi “epidemica” diffusione della celiachia è causata proprio dalle graduali modifiche che il nostro ben noto cereale ha subito nel corso degli anni. Da un punto di vista puramente tecnologico, sembra che l’arricchimento della farina in glutine faciliti il lavoro di produttori di pane e pasta, ma comprometta le qualità organolettiche, funzionali e nutrizionali della materia prima.

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Ed ecco che arriva una bella notizia.

In alcune zone dell’Italia sta soffiando un vento nuovo, un vento intenzionato a riportarci al passato, lontani dagli interventi di selezione e dalle modifiche genetiche effettuate dagli uomini. Ed è proprio all’interno di questo vento nuovo che sta trovando spazio la coltivazione del grano antico.

Sotto la dicitura grano antico sono raccolti tutti quei grani che non hanno subito interventi di selezione da parte dell’uomo e che non sono stati modificati geneticamente, rimanendo “originali”

Ma cosa sono e perchè consumare grani antichi?
I grani antichi altro non sono che varietà del passato rimaste autentiche e orginali, ovvero che non hanno subìto alcuna modificazione da parte dell’uomo per aumentarne la resa. Tra questi il più noto e diffuso è il canadese Kamut, ormai diventato un vero e proprio brand registrato e un business mondiale. Anche l’Italia, però, ha le sue varietà antiche da riscoprire.

Un esempio tra i più conosciuti a livello nazionale è il Senatore Cappelli ma ne esistono molti altri a seconda della regione di produzione. Esistono ad esempio il Saragolla, la Tumminia, il Grano Monococco, il Gentil Rosso, la Verna, il Rieti, ecc.

Tanti i motivi per cui bisognerebbe consumarli più spesso:

1) NON HANNO SUBÌTO ALTERAZIONI

I grani antichi non sono stati rimaneggiati geneticamente dall’uomoe per questo hanno una resa molto minore rispetto al più diffuso e moderno grano. Le loro spighe solo alte con sfumature scure e chicchi irregolari. Non vengono lavorati a livello intensivo e tutto ciò giustifica anche un prezzo di vendita più alto, a fronte però di un prodotto più sano e genuino.

2) SONO MENO RAFFINATI

I grani antichi vengono generalmente lavorati con la macinazione a pietra, la farina che si produce è quindi molto meno raffinata rispetto a quella prodotta con grano moderno. Grazie a questo tipo di lavorazione, infatti, si ha un prodotto che potremmo considerare semi-integrale, ovvero rispetto alle farine 0 o 00 si mantengono molto di più le proprietà nutrizionali presenti nel chicco.

3) HANNO MENO GLUTINE

La modificazione del grano moderno ha fatto sì che esso diventasse molto più ricco di glutine, con tutti gli svantaggi che ciò comporta per il nostro organismo. I grani antichi, invece, mantengono un rapporto più equilibrato tra presenza di amido e presenza di glutine, contenendo una percentuale minore di questa proteina di cui ultimamente tanto si discute.

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4) SONO PIÙ LEGGERI E DIGERIBILI

La minore presenza di glutine all’interno dei grani antichi, rende la farina da loro prodotta e di conseguenza tutti i prodotti che vi si possono ricavare, molto più leggeri, digeribili e assimilabili di quelli realizzati con il grano moderno. I grani antichi sono adatti a tutti i tipi di preparazione e sono ottimi anche da integrare nell’alimentazione dei bambini.

5) EVITANO LO SVILUPPO DI INTOLLERANZE

La gluten sensitivity, ovvero la sviluppata sensibilità al glutine che si riscontra sempre più frequentemente negli ultimi anni, è probabilmente dovuta ad un consumo eccessivo del grano moderno ricco in maniera smisurata di glutine. Il vantaggio di utilizzare grani antichi, meglio ancora se variando la propria alimentazione con cereali senza glutine, scongiura o quanto meno allontana, la possibilità di sviluppare intolleranza al glutine. I celiaci invece, così come non possono consumare grano moderno, non possono neppure inserire grani antichi nella propria alimentazione.

6) SONO PIÙ BUONI E PREGIATI

I grani antichi hanno sfumature di odori e sapori che l’industriale grano moderno può solo sognare. Se fate in casa del pane con una farina ricavata da un grano antico (meglio se utilizzando pasta madre come lievito naturale) vi renderete conto della differenza. Inoltre, essendo il più delle volte frutto di piccole produzioni agricole, sono di qualità migliore e più pregiati.

7) SI AIUTANO I PICCOLI PRODUTTORI

La riscoperta dei grani antichi è merito soprattutto dei piccoli produttori agricoli che ogni giorno con coraggio affrontano la concorrenza del grande mercato e scelgono comunque di produrre grani di qualità anche se non sempre gli conviene. È per questo che vanno aiutati a sopravvivere, acquistando, anche se sono un po’ più costosi, i loro prodotti.

8) FILIERA CORTA

Acquistare grani antichi è un ottimo metodo per scegliere la filiera corta ed evitare di prendere prodotti che arrivano da chissà dove. Ovviamente, data la varietà dei grani antichi, è consigliato prediligere e acquistare quelli tipici del proprio territorio. Si può chiedere a degli agricoltori di zona qualche consiglio in merito.

9) TUTELA DELLA BIODIVERSITA’

Un discorso molto importante da fare è anche quello legato alla biodiversità. Acquistare almeno ogni tanto grani antichi significa tutelare la biodiversità del proprio territorio o di altre zone di Italia. Questi grani infatti, proprio perché i costi di produzione sono più elevati a fronte di una resa più bassa, rischiano di scomparire e ciò ovviamente sarebbe un vero peccato!

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10) VALORE STORICO E CULTURALE

Accanto al valore della riscoperta di questi grani antichi in termini di biodiversità, altrettanto importante è cercare di continuare a farli vivere e crescere per il loro valore storico e culturale. Le popolazioni antiche si sostentavano prevalentemente con questi cereali che variavano da zona a zona a seconda delle condizioni ambientali. Un bel patrimonio da tutelare insomma, per non dimenticare mai l’origine delle nostre terre.

11) RICHIEDE MENO RISORSE IDRICHE DI QUELLO INDUSTRIALE

le risorse idriche si stanno riducendo rapidamente. I cereali antichi richiedono meno risorse idriche. Lo studio – che sarà pubblicato sulla rivista Science in the Total Environment a luglio 2019 – ha rilevato che la produzione cerealicola dell’India è aumentata nel decennio fino al 2014 del 26,4% – e in modo molto incoraggiante, senza un uso aggiuntivo di acqua o suolo. Come scrive FoodNavigator, i ricercatori hanno scoperto che l’impronta idrica di quattro dei cinque principali cereali coltivati in India era diminuita tra il 2005 e il 2014 a seguito di cambiamenti nelle pratiche di produzione di cereali, con il ritorno ai semi antichi.

DOVE TROVARLI

I grani antichi, purtroppo, non sono sempre di facile reperibilità. Generalmente si trovano nei negozi di alimentazione biologica, nei mercati contadini, in alcuni alimentari molto forniti o specializzati in prodotti artigianali. Le alternative sono due: individuare sul proprio territorio un’azienda agricola che li produce e rifornirsi lì, oppure acquistare su internet. Ci sono vari siti dove troverete diverse possibilità per acquistare grani antichi, tra questi: Tibiona e BioLand.

fonte: varie dal web

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